Teatro - IL RACCOGLITORE - 23 gennaio

sabato 23 gennaio
ore 21.00

Compagnia Cecilia Zingaro

IL RACCOGLITORE


di Michele Santeramo, (Premio Riccione 2011)
con Cecilia Zingaro
video Ileana  Zaza
voce narrante Paolo Bonacelli


Selezione Roma Fringe Festival 2015.
Spettacolo vincitore del concorso anteprima Apulia Fringe Festival 2015

Un ragazzo con un disagio mentale è ossessionato dalla salatura dei cibi, che i genitori lasciano praticare in casa. Visti gli esiti negativi degli esperimenti, gli viene proibito di continuare. E mentre da solo riflette lungo la riva del mare, avviene un colpo di scena... In un baleno un testo poetico e comico rivela un tragico risvolto.

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Un ragazzo, con un faro puntato in faccia durante un interrogatorio, ci parla della sua ossessione di salare la carne, la pasta e tutte le pietanze. Questo ragazzo con la coppola in testa, l'aria innocente e l'accento pugliese, ha un disagio mentale e si è conquistato a fatica la fiducia della sua famiglia cucinando: ma quando i suoi esperimenti culinari hanno dato cattivi risultati e i suoi genitori gli hanno tolto questa piccola mansione in casa, la sua ossessione per la salatura della carne è diventata tale da escogitare tutti i modi possibili per diventare un cuoco provetto e riconquistarsi la fiducia in famiglia. Mentre da solo riflette lungo la riva del mare sul da farsi, trova dei corpi di clandestini … Vedremo come in un baleno, un testo poetico e brillante possa avere un risvolto tragico che ci lascia riflettere con tenerezza, incapaci di giudicare i colpevoli che ci hanno fatto tanto sorridere, incapaci di capire dove sta la ragione quando tragedie si incontrano.

Cecilia Zingaro,  diplomata all' Accademia Nazionale d'Arte Drammatica "S. D'Amico"

Cinema
2014 LATIN LOVER   di Cristina Comencini e G. Calenda, regia di C. Comencini 

Teatro
LA MANDRAGOLA regia di Jurij Ferrini 
COME TU MI VUOI  regia di I. Zaza 
ASPETTANDO GODOT (ass. alla regia) regia di Jurij Ferrini 
SOGNO DI UNA NOTTE DI MEZZA ESTATE regia di Carlo Cecchi
IL POLITICO E L'UROBOROS  regia di Maria Bernardini Pignataro
PINTER'S PEOPLE regia di Massimiliano Farau 
GRANHOTEL SCHNITZLER regia di Valentina Rosati 
GROSSI DISPIACERI regia di C. D'amico e C. Zingaro 
DADADRAM regia di Pippo Di Marca 
I SETTE CONTRO TEBE regia di M°Paolo Giuranna 
MONOLOGHI regia di Anna Marchesini
SAHRANA KOSTA MNOGO  di Arianna Giorgia Bonazzi
L'OCCASIONE D'ORO  di Alan Bennett regia di C. Zingaro e M. Pellegrino
IL FINTO MARITO di F. Scala regia di C. De Maglio
P.I.R.A.N.D.E.L.L.O. IMPROPTU regia di Pippo Di Marca 

Cortometraggi
TO BE SHAKESPEARE IN A DAY di I. Zaza e M.Tenuta 
THE BACCHE di M. Rosie 
COME LASCIARE LA PROPRIA RAGAZZA IN 5 MINUTI di D. Femfert
IL DONO di Simone Bonacelli 

Premi:
Finalista Premio Hystrio 2011
Miglior Spettacolo con “ Il finto marito ”, di Flaminio Scala al Festival Internazionale di Varsavia 



Recensioni 

Sempre da una proiezione iniziale, quella del mare, muove i primi passi Il raccoglitore di e con Cecilia Zingaro dal testo di Michele Santeramo. Coppola in testa e maglia alla marinara, l'attrice andriese interpreta un ragazzo con un disagio mentale e un'ossessione: salare le pietanze. Si è conquistato la fiducia della sua famiglia cucinando, ma quando le sue prove culinarie hanno iniziato a dare cattivi risultati, la salatura diventerà un assillo. Perché solo diventando un cuoco provetto potrà riconquistare i suoi cari. La carne, però, costa troppo per i suoi esperimenti, così, mentre riflette lungo la riva del mare, trova dei corpi di clandestini che per lui non diventano altro che carne gratis per poter sperimentare.
Il ragazzo, con il suo accento marcatamente pugliese e l'innocenza di chi non comprende perfettamente ciò che sta facendo, ripercorre questa storia su una sedia, con un faro puntato addosso: siamo in un interrogatorio e la sua voce si alterna a quella registrata del brigadiere. La Zingaro e Santeramo portano lo spettatore a parteggiare per il colpevole, quasi a difenderlo, a confondere la ragione con il torto,  perché alla fine, come ammette lo stesso brigadiere, “come le metti le manette a uno che ride sempre?” 
Nicola Delnero   (Paper Street)


è difficile decidere tra Michele Santeramo, autore dell'atto unico «Il raccoglitore», e Cecilia Zingaro, sua regista e interprete al Fringe di Castel Sant'Angelo. è difficile decidere nel senso che «Il raccoglitore» è un testo bello, ma  Santeramo lo si conosce, ha vinto il premio Riccione nel 2011, aveva fondato il Teatro Minimo con Michele  Sinisi dieci anni prima, è uno dei nostri drammaturghi di più consolidato valore. Al contrario Cecilia Zingaro è un'autentica sorpresa. Come protagonista, anzi come regista e solista, è forse al suo debutto. In fondo alle scale, ai piedi del Castello, c'è il palco C. Cecilia arriva saltellando, scanzonata e spensierata. Ha un paio di pantaloni da marinaretto, lunghi fino al polpaccio, e una maglietta a righe rosse e bianche, molto larga, nella quale si perde. In testa (ce ne accorgiamo poco dopo) ha anche un cappello, forse una coppola, forse un basco. Quando si siede, comincia l'interrogatorio: poiché di questo si tratta. Ma se ci sorprende (non troppo) che parli in dialetto pugliese, in realtà non più che un accento, molto ci sorprende che lei sia un ragazzo: interpreta la parte di un ragazzo. Ancor più ci sorprende quando capiamo che questo ragazzo ha, come lui stesso dice, qualche rotella fuori posto, o lenta. Ed ecco che Cecilia comincia la sua commovente performance. Ride, quasi sempre. Non capisce la gravità della situazione, non la capiamo neppure noi. Sta parlando di carne che ha imparato a cucinare e salare. Mentre parla si tocca in continuazione la maglietta, se la allarga e la rimette a posto, poi tira su i piedi, li lascia dondolare, l'intero suo corpo va di qua e di là, lentamente con dolcezza. Noi a lei ci andiamo affezionando. Forse a lui si va affezionando l'inquirente. Ma terribile è lo sconcerto quando capiamo perché è lì: è lì perché sulla riva del mare ha visto dei corpi (di migranti) e li ha presi, e ne ha affettato qualcuno, e lo ha fritto, e lo ha salato: come aveva imparato a fare dalla mamma e dal papà. 
Cordelli Franco  (Corriere della sera)


Tutto ha origine dall'acqua, l'acqua che è l'elemento che dà la vita ma è anche quello che può toglierla e, così facendo, restituirci il senso di tragedia immane che ben conosciamo, oggi, dalle cronache del mare. All'inizio dello spettacolo, però, è solo il luogo della libertà, della spensieratezza, del gioco, della leggerezza. Il luogo del dialogo con la madre, o una sua possibilità di essere. Il luogo dove i pensieri logoranti, ossessivi, castranti, smettono di essere tali. Un luogo, forse, ideale. Un luogo che ha un confine ben definito: il tempo. Il tempo della realtà. Il tempo della società che ha i suoi ruoli da sostenere. Un compito arduo per un ragazzino che si illude di poter mantenere quello standard, quello status raggiunto in un breve attimo di comunione con il mondo. Quell'attimo irripetibile che non torna. Lo spettacolo intende dipanare la storia di un ragazzo che ha l'ossessione di salare i cibi al punto giusto e che finisce per mettersi nei guai. Lo ritroviamo durante l'interrogatorio (la voce registrata è quella di Paolo Bonacelli) in cui lui cerca di giustificarsi, di farsi comprendere, di far accettare il suo punto di vista. E qual è il confine tra il bene e il male? Fin dove può spingersi un ragazzo dalla sensibilità esasperata pur di non deludere mamma e papà? Straordinaria la faccia dell'attrice, Cecilia Zingaro, che ha già l'arduo compito di interpretare un ruolo scritto e pensato al maschile e che lei ingentilisce giusto quel tanto che basta per rendere la fanciullezza, una giovinezza ingenua e disperata ma anche affascinante per l'estremo bisogno che riconosciamo nostro e che ci rende tutti un po' bambini in richiesta d'amore, di riconoscimento. La delicatezza dei suoi sorrisi, dei suoi entusiasmi, di contro a quel dolore sordo e tagliente che esclude, che rende estranei gli uni agli altri, il padre al figlio, il figlio alla madre, l'uomo all'altro uomo. Mentre è nell'elemento dell'acqua che il ragazzo si riconosce, è lì che è libero di esistere senza tutti quei tic che gli inceppano la testa (anche questa una bellissima trovata dell'attrice), tutti quei pensieri contorti, alienanti, che vorticano- esattamente come quel gesto che l'attrice ripete in un loop che non ha necessità di dire con parole e che fa apparire tutto così immediato, chiaro.
Rossella Pretto



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